Il grado di internazionalizzazione è dato per lo più dalle caratteristiche dimensionali del soggetto, sono le imprese con 50 dipendenti o più ad aver curato maggiormente la propria vocazione internazionale; le imprese situate nell'Italia della grande industria , il Nord Ovest, e in quella dei distretti, il Nord Est, hanno più convintamente percorso la strada del loro riposizionamento su scala internazionale.
L'analisi nel dettaglio delle pratiche di internazionalizzazione individua nella "vendita di prodotti e servizi" la tipologia di rapporto con l'estero più frequentemente perseguita dalle imprese; l'impiego di fornitori esteri è appannaggio del 70% di imprenditori che hanno dichiarato di mantenere relazioni internazionali.
Quali sono le ragioni che spingono ad aprire la propria azienda al mercato internazionale?
Una prima spiegazione sta nel presidio dei mercati strategici, questo significa che il processo di internazionalizzazione non consiste solo nella semplice delocalizzazione produttiva volta a contenere i costi della produzione, ma anche nella creazione di un nuovo mercato di sbocco nel paese stesso dove si delocalizza.
E' bene sottolineare che questo fenomeno non impoverisce per questo il nostro paese togliendo lavoro alle aziende e alle persone nostrane: nel 98% dei casi l'apertura di uno stabilimento all'estero non comporta la chiusura degli stabilimenti in Italia ne un ridimensionamento dell' organico.
I fornitori esteri hanno solo affiancato i fornitori nazionali i quali essendo depositari di un know-how qualitativamente elevato hanno conservato un ruolo preminente.
Fonte: "Il rating del Nordest".
Centro servizi formativi ENAIP
15 anni fa
4 commenti:
ciao!!!Leggendo questo tuo post vorrei lasciarti un mio pensiero che spero possa esserti utile.
La delocalizzazione produttiva è un esigenza irrinunciabile per ogni azienda che vuole reggere l’evoluzione dei mercati.
Il futuro prossimo premierà chi avrà saputo prevedere ed insediarsi dove il flusso dei beni generati troveranno il migliore rapporto qualità e costo di produzione. Tutti sappiamo che oggi è il blocco Asia India a dettare legge vincente in questo campo.
Pensare di continuare a produrre beni in casa in Italia, dove è risaputo che gli stessi beni vengono costruiti altrove con risorse estremamente meno costose, significa fingere di non sapere o non voler affrontare il problema.
Questa internazionalizzazione necessaria per il nostro territorio e per tutto il Paese, non lancia forse nuove sfide e nuovi ambiti per noi formatori?
Si aprono nuovi spazi per poter implementare una comunicazione efficace, visto che molto spesso si ha a che fare anche con culture diverse. Mi rendo conto però che diventa sempre più difficile per noi, avere competenze sempre più elevate e per questo anche la nostra formazione continua....
ha usato un abella parole secondo me Luigina..."sfida"! Noi formatori in prima persona dobbiamo pensare di metterci in gioco per riuscire ad arrivare anche ad altre culture; ma soprattutto dobbiamo aiutare ad abituare al cambiamento.
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